giovedì 11 gennaio 2018

Il terzo luogo, anteprime di un tempo nuovo

Benvenuti in un tempo nuovo. 

E' tornata la pioggia e con essa la cadenzata gocciolatura dal naso nelle situazioni più imbarazzanti in cui la distanza tra te e un fazzolettino di carta è simile a quella tra Di Maio e un congiuntivo.
E' tornato il freddo, che aveva aperto parentesi qui da me dispiegando i suoi 18-20 gradi fuori norma, così se avevi fatto ogni scongiuro per non cadere malato, ecco apprendere con sgomento: "il picco dell'influenza deve ancora arrivare".
E' tornato il mio terzo luogo preferito, dove i rigurgiti disastrosi della mia vita trovano collocazione e accudimento, e per effetto del possibile lo stomaco torna ad aprirsi e ospitare quel cornetto Bauli che avevi tacciato come porcheria. 

E' suonata la campanella ancora e un altro giorno di scuola ha inizio: bisogna seguire con attenzione e farsi trovare pronti. Due diverse notizie hanno intersecato la tangente della mia consuetudinaria quotidianità: un cane di grossa taglia è stato ritrovato morto sulla spiaggia. Lo avevano seviziato. 
Un esperto cinofilo presenta il suo primo libro manuale promettendo consigli e scorciatoie per chi ama l'educazione ai cani. 

Cani, deformità, persino squaletti e cavalli dalle fattezze mitologiche hanno popolato queste ultime settimane della mia vita a livello conscio e inconscio. Un messaggio dovevo necessariamente metterlo a fattore, così abituata a non tralasciare alcun dettaglio esistenziale: evoluzione e rabbia. Energia e cambiamento. Un'equazione non certo immediata ma il punto è che scoprire nuove parti di sé è come ritrovare un affresco che credevi perduto o che non pensavi potesse saltare fuori, quando il quadro generale ti sembra triste e buio. 

E invece diventa un nuovo valore aggiunto. Cani dicevo, cani e miseria umana, cani e qualità umana. Chissà perché c'è sempre un animale di mezzo nelle grandi storie; nell'ultimo libro letto, Furore di Steinbeck, alla già numerosa famiglia Joad, si aggiungevano due cani. 
Con visibilio leggo di un maiale tra la spazzatura di Roma, e mi pizzico le dita prima di fare ironia contro i poveri 5 stelle che è sufficiente non votare il 4 marzo. 

Lo poggio qui innocuo il suggerimento, ma senza la pretesa di dirvi cosa fare e cosa no. Ritengo che ci è data la possibilità di una presa di coscienza, ed è un'occasione molto preziosa se afferriamo il valore che ha la democrazia. 

Insomma, vorrei che il mio tempo nuovo fosse un tempo nuovo per l'Italia intera che coraggiosamente sale a bordo di una nave in avaria e ripercorre al contrario il corridoio inclinato provando a mettere in salvo chi sta per diventare cadavere. 
Può farlo un governo? Sì. Deve, possibilmente con una buona conoscenza dell'italiano, non per essere pignoli eh, ma perchè il linguaggio è pensiero e il pensiero è alla base di ogni buona pratica. 

Del resto non è la cultura che può risollevare le sorti di un Paese, o sì? 
Certamente, anche. 
Ma la strada è in salita se tutte le strade portano ad Avola (Sr), dove una scuola è diventata teatro di povertà e miseria, qualunque sia l'incrinatura della vicenda rispetto alla verità. Qui per saperne di più

Sarà un tempo nuovo anche per mettere alla prova quanto siamo capaci di tenere conto della realtà nelle nostre costruzioni per lo più virtuali. Lo sforzo di scegliere ha come punto di partenza quello di sollevarsi dalle nostre postazioni di comodo dove possiamo benissimo arredare dei significati che ci piacciono di più (no le bufale no, mai) la realtà che pensiamo di vivere, privando così noi stessi di una grossa possibilità: concedere alla realtà un suo pregio e potere, quello di correggerci dei nostri errori. 

Buon tempo!