Mentre mi sforzavo di scrivere con una bella grafia per ricopiare in bella il mio compito, ripercorrevo con la mente le immagini di quei video che tanto mi hanno aiutato nello studio dell'ultima materia: le bandiere delle nazioni posate sugli stati, i missili che con un moto parabolico finivano sulle terre che nella realtà hanno contribuito a distruggere, le fabbriche disegnate a mano con il fumo nero delle ciminiere e le monete come quelle del deposito di Paperon de' Paperoni che segnano l'incremento delle ricchezze e il depauperamento critico di altri luoghi. Ho espresso un desiderio subito dopo l'esame, facendo segno con le mani a sfera e menzionando "un bel piatto di pasta". Lì, ai piedi del Teatro Massimo, finalmente serena nel constatare come a poco a poco anche quella città stesse entrando nel mio cuore.
Anche quando sono salita a bordo del 101 e nel caos ho distinto le voci di un ragazzo che sembrava ne minacciasse un altro. Ho pensato "i soliti palermosauri", ma poi ho capito cosa stava accadendo davvero: se le stavano dando con un ragazzo di colore. E la gente ha cominciato a gridare "Autista! Autista!Chiami la polizia", probabilmente ignari del fatto che ciascuno di noi avrebbe potuto chiamare la polizia. Ma alla fermata successiva sono scesi e nessuno di noi avrebbe più saputo dell'epilogo della vicenda. Io avevo appena sostenuto un esame di storia contemporanea, avevo letto dei capitoli riguardanti la guerra di secessione americana, quella combattuta fra i nordisti e i sudisti, quella che pervenne poi all'abolizione della schiavitù dei neri. E a pochi passi da me un bianco stava prendendo a cazzotti un nero.
A passo svelto sono entrata alla stazione centrale e mi sono diretta al botteghino per comperare l'ultimo dannato biglietto di questi giorni scanditi dai viaggi in treno; secondo la tassazione regionale per percorrere il tratto ferroviario da Palermo alla stazione di Pollina- San Mauro Castelverde occorre la somma di 6,90 Euro. Pensavo al 2012, a quando ne pagavo 6.35 e non so cosa sia cambiato nel frattempo, magari hanno sostituito 55 cent di bulloni sui binari lungo il tratto o c'è qualche bagno guasto in meno su quei treni. Prima che potessi raccogliere i miei 10 cent di resto, si è fermato alle mie spalle un signore trasandato e scuro in volto che mi porgeva un bicchiere di plastica vuoto. La mattina precedente mi era accaduta la stessa identica cosa con una donna, forse una rom, non saprei dirlo. A entrambi ho dato quei pochi cent che mi erano rimasti. Insomma se avessi continuato a viaggiare per l'intera settimana avrei dovuto mettere in conto anche questa sovrattassa. Poco male, due gesti di carità, direte. Ma no, non è quello che ho pensato nè quello che ho sentito. Sarà perchè con la coda dell'occhio ho potuto vedere entrambe le volte come abilmente svuotavano quel bicchiere dopo che qualcuno metteva dentro degli spicci.
Ho lasciato volutamente queste riflessione indietro, in un posto lontano della mia mente, avevo appena superato una prova difficile e non volevo riempirmi la testa di tutte le storture che avevo notato in così poco tempo, in un breve tratto, in un contesto non poi così ampio. Per più di un mese avevo resistito e cercato di concentrarmi solo su un obiettivo e adesso potevo finalmente tirare un sospiro di sollievo. Da questo esame ho imparato che la soddisfazione è direttamente proporzionale al corrispettivo lavoro svolto una volta portato a compimento. C'entra poco con il risultato, meno ancora con le quantità. Ogni esame è una storia a sè e questo mi era costato molto perchè era stato in grado di mettere in discussione la mia sicurezza. L'affanno, l'acne, il cattivo umore, erano l'effetto di una pressione a cui io stessa mi sottoponevo. E oggi? Oggi sto "planando a braccia tese e più in alto e più in là, ora figli dell'immensità".
Oggi mi sento ancora più affamata, ancora più convinta che ad ogni bastardo razzista può corrispondere un seme di cultura e rispetto, che per ogni furbo e approfittatore c'è chi si sforza di essere onesto con se stesso. Per tutto questo tempo ho fatto in modo che il mio Hodor personale facesse muro per impedire ai miei mostri di entrare, per darmi il vantaggio di cui avevo bisogno, per prepararmi alla battaglia. "Hold the door" ho pregato tutte le notti, per concedermi un riposo che mi era strettamente necessario per affrontare una nuova giornata, finchè quella preghiera non è divenuta un' eco lontano. Ho dovuto sacrificare il mio Hodor, una parte di me, in questo cammino, ed ora posso fare spazio a una versione rinnovata, che contiene quello che ha vissuto ed è pronta a prendere a morsi di nuovo la vita.
*Hodor è un personaggio della saga "Il trono di spade", il fedele servitore della casata Stark che ha sacrificato la sua vita per salvare il proprio padrone. Hodor non era in grado di esprimersi a parole, riusciva a pronunciare solo quello che tutti credevano fosse il suo nome. In realtà da giovane il ragazzo ha subito un forte trauma, mentre viveva la visione futura della sua morte: tratteneva con tutta la sua forza una porta, mentre da lontano il padrone in fuga lo supplicava gridando "Hold the door", che è divenuto nella sua mente semplicemente "Hodor".