Scelgo di vivere la mia vita un carattere alla volta, a ragione di un impulso che si esaurisce sulle battute finali di una tastiera o nell'incontrollato movimento del polso.
lunedì 18 maggio 2015
Apnea
Questo è quello che Coelho definirebbe "il ritiro nel luogo sacro" del suo Guerriero della luce.
Mezzanotte e tre minuti.
Maggio a metà.
Domani una prova mi attende.
Devo infondermi coraggio, così ho pensato di ritardare l'ora in cui andare a dormire e innescare dentro di me quel meccanismo che mi rende più forte, più carica, più...me stessa.
Siamo il peggior nemico che possa capitare a noi stessi e me ne rendo conto sempre più davanti alle occasioni della vita. Proclamiamo il coraggio ma la viltà è sempre dietro l'angolo.
Un dialogo interiore ricorrente e incessante non mi abbandona, ascoltarlo è l'esercizio più difficile.
A: "Andrà male"
B: "Hai tutte le carte in regola per farlo andare bene"
A: "Non c'entri niente là..."
B: "Ma è solo un intervento..."
A: "E se succede qualcosa?"
B: "Non accadrà nulla...prima che possa accorgertene sarà tutto finito"
Incessante scambio di vedute.
Due volte me. Due me. Me e l'altra me. Continuamente, ancora.
Mezzanotte e nove minuti.
Sto già meglio.
Finirà mai questo dolore?
Paralizzante stato di vita.
Mare dentro: un uomo su uno scoglio guarda l'acqua. Vuole tuffarsi, non lo fa. E' quell'attimo. Và quando una voce grossa mette a tacere le altre e via, dentro il mare. Freddo, vita.
Non era così difficile.
Tu, il mio dialogo. Il mio mare. Il mio stato di apnea.
Finirà, finirai.
Sopravviveremo.
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