lunedì 11 novembre 2013

Il morto insegna a piangere

Improvvisarmi casalinga.
Mi scappa un sorriso di soddisfazione, e soprattutto mi rincuoro nel rendermi conto che sono così come sono anche in ambiti che non mi competono.
Sensa premura, nessuno stress, facendo tutto ma con il tempo e nessuna ansia.

Come l'"ansia del pane": tutte le mattine qualcuno della famiglia deve obbligatoriamente comprare il pane. Non sia mai che arrivi l'ora del pasto senza il quartino di rimacinato sulla tavola. E se il pane non dovesse bastare ha inizio un estenuante dibattito su chi avrebbe dovuto comprarne di più o mangiarne di meno.
Oppure come l'"ansia dei piatti": non faccio in tempo a inforchettare l'ultimo boccone che già qualcuno è nei pressi del lavabo con spugna e detersivo. Così mi sento in obbligo di alzarmi e fare la mia parte, un pò in obbligo un pò per quieto vivere. Diversamente hanno inizio una serie di occhiate minacciose che mi ivitano a raggiungere la posizione dell'asciuga-piatti, dopo aver sparecchiato.
Infine c'è "l'ansia della stanza da spolverare": immancabilmente, inesorabilmente una volta a settimana cascasse il mondo pulisco "la mia parte di letto in questa parte di vita", perchè ahimè la stanza non è il mio cantuccio, ma uno spazio condiviso che per quanto personalizzato odora sempre di altro. E poco importa se l'altro in questione ha il mio stesso sangue.
E non importa nemmeno se si tratta di fare la stessa cosa ogni volta, muovere le braccia allo stesso modo: avranno sempre qualcosa da ridire sul mio operato.

Tsè! So infischiarmene.

Poi i tuoi mancano per diversi giorni e devi lavarti le mutande, fare la spesa e tenere ordinato.
E sorridere delle mie mancanze, delle mie distrazioni...del mio essere per niente una brava casalinga!
 Andare a letto distrutta con la consapevolezza di avere in fondo, soltanto spazzato...
Ora capisco perchè le chiamano disperate.