Mi lavo ogni sera, ma non è solo questione di routine.
Compio sempre gli stessi movimenti con la medesima durata, involontariamente, come un automa, solo che stasera me ne sono accorta.
Entro in vasca, l'acqua scorre calda, abbasso col tallone destro la bocca dello scolo, verso il Vidal sulla spugna e inizio dalla gamba destra, nonostante il collo e le ascelle siano sempre più umide e appiccicaticce. Gamba sinistra e poi i piedi, con particolare cura, sfregando di più, perché i piedi sono certamente più sporchi.
Le braccia su fino alla spalla e finalmente un po' d'acqua cola sulla schiena. Un brivido intenso, poi strizzo più forte per fare cadere la schiuma e mi bagno davvero, è la schiuma a pulirmi già, come se lì non ci fosse bisogno di sfregare. Petto, seno, ventre, le cosce sopra e sotto. La spugna finisce da sola in ammollo, assorbe l'acqua che continuo a gettarmi addosso provocando uno strano piacere.
Poi mi concentro sul rumore dell'acqua che muovo, muovendomi. Ho chiuso il rubinetto: sento l'acqua calda nelle parti del corpo a contatto, mentre l'aria scontra la mia schiena e aleggia sulle spalle provocando un lieve raggelo. Premo l'erogatore del detergente, sciacquo il viso, il collo passandovi le mani e ne verso ancora un po' per un bidet.
Con lo stesso tallone destro premo sul boccone e l'acqua va via. Ruoto il rubinetto modulando la temperatura dell'acqua, e quindi il getto fa scorrere via la schiuma dalle gambe, dalle braccia, qualche secondo in più lo trattengo sui piedi, e di nuovo sul busto mentre con una mano accompagno via ogni bollicina.
Poggio il braccio destro sul bordo esterno della vasca e il gomito del sinistro sull'altro lato, faccio leva e mi alzo puntualmente immaginando un potenziale scivolone. L'acqua che si era accumulata dietro il sedere, rimasta in parte bloccata dall'importanza delle mie cosce, arriva come un fiume in piena presso lo scolo, mentre so di avere ancora la schiena insaponata.
Allora in piedi l'acqua può arrivare piano, leggermente lungo tutto il corpo, indugiando per scongiurare l'inevitabile freddo che segue quando il calore non c'è più. Chiudo il rubinetto, prendo l'accappatoio, lo indosso, esco la gamba destra poggiandomi leggermente sul lavabo, avendo cura di non immettere troppo peso sulla sinistra, immagino una distorsione al ginocchio (ogni sacrosanta sera) ed esco per intera.
Mi asciugo il viso temporeggiando sul lino, poi sono davanti lo specchio: mi avvicino fino a quasi toccarlo con il naso e mi guardo dritta negli occhi, ritrovandomi.
Mi asciugo il viso temporeggiando sul lino, poi sono davanti lo specchio: mi avvicino fino a quasi toccarlo con il naso e mi guardo dritta negli occhi, ritrovandomi.