mercoledì 26 aprile 2017

Esercizio d'inquietudine

N.1 - Ascolta questa canzone



N.2 - L'altro, chi?
Persona, sentimenti, vissuto. Questo complesso di cose è l'altro, 
che ci incontra, ci affronta, ci ignora, ci sorride, ci calpesta,
in ogni caso ci sconvolge. 
Che incontriamo, che affrontiamo, a cui sorridiamo, che calpestiamo,
in ogni caso che sconvolgiamo.
Non sei più tu, non è più lui
è relazione.


N.3 - Secondo te?
Secondo me ci vogliono le palle per tessere legami.
Secondo me siamo per lo più egoisti, se cerchiamo noi stessi,
non riusciamo a impiegare energie per incontrare l'altro.
Secondo me ci raccontano troppe favole.
Secondo me lasciamo più ferite di quanto pensiamo
nel cuore o nell'orgoglio dell'altro. 
Secondo me è inevitabile sbagliare.
Secondo me fallire è un obbligo, altrimenti vivi a metà,
cioè senza dolore, senza rinascere.
E secondo te? 




domenica 9 aprile 2017

Quel giorno che scrissi a Beppe

Poco più di due anni fa mi rivolsi tramite una lettera a un noto scrittore e giornalista italiano. Avevo una serie di domande da porgli. Sono solita conservare tutto ciò che produco e ricevo, così questo pomeriggio -costretta a casa da un fastidioso raffreddore- sono incappata nuovamente tra queste parole. Rileggendole, mi sono ritrovata su diversi punti che ritengo ancora molto attuali e che con assoluta libertà propongo pubblicamente. Non sia mai che qualcuno si riconosca in essi e si senta così meno solo...                                                                                                         
Da allora, giorno per giorno, ho ricominciato a vivere con maggiore rispetto verso me stessa e i miei limiti. Da allora, giorno per giorno, ho riscoperto un pezzo della persona che voglio essere. 
Sono una ragazza di provincia. Leggendo il suo “La vita è un viaggio” mi è rimasta impressa la parola con cui ha descritto questo stato dell’esistenza: “narcotica”. Io a volte lo sperimento, specialmente quando sento l’oppressione della piccolezza, la pochezza a volte della gente, zero stimoli insomma. Altre volte però, assaporo il gusto della mia vita qui. Adoro sentirmi come la parte di un arredo che hai scelto con cura, come il pezzo che completa il puzzle. Ci tengo a questa realtà. D’altro canto, una parte di me urla per quella voglia di viaggio che già nella letteratura di ogni tempo è annoverato come metafora della vita stessa. Ma lei questo lo sa già.
Ho un buon amico, di quelli che non ti risparmiamo la verità e che hanno acume, disinteresse e non sono condizionati dall’affetto se devono dirti ciò che pensano. Una delle migliori tipologie di amici a mio parere. Beh, lui ha detto tante cose importanti che mi risuonano costantemente, dando una chiave di lettura a quelli che nella mia testa rimangono spesso solo pensieri senza significato. Sostiene che sia importante andare via per un periodo limitato di tempo, come brevi viaggi, e che è fondamentale tornare dove c’è la propria casa, la propria base. Questa visione si sposa bene con il senso di missione, a dispetto di quanti fanno scelte di vita estreme. Trovo quindi che si possa fondare il senso della vita di ciascuno in un luogo e che questo abbia un valore inestimabile, che sia, in qualche modo, destino il luogo d’origine. 
Sognare è importante, io ho ricominciato da poco. Sto seguendo Sanremo durante questa settimana e mi diverto a tweettare per fare ironia su outfit e conduzione. In verità adorerei stare lì in mezzo, in sala stampa magari, a fare il lavoro per il mio giornale, a stare con altri come me e non sentirmi disadattata. Voglio provare l’ebbrezza di andare a letto tardi e svegliarmi ancora prima perchè ci sono troppe cose da fare, persone da incontrare e poi, quando tutto è finito, tornare. E poi ripartire.
Sono una donna. Non amo portare i tacchi ma non ho mai imparato a sopportare quel fastidio. Sono paziente ma a volte mi lascio andare alla polemica. Ciò accade perché spesso intorno a me, negli ambienti che frequento, si preferisce la formalità a tutti i costi, senza rendersi conto che l’apparenza non sempre salva il senso di un progetto. Questa forse è una delle cose che più mi fa rabbia. Probabilmente non possiamo sconfiggere le violenze, i soprusi, le ingiustizie, ma possiamo rendere dignitoso ciò che ci compete, qualunque cosa essa sia. A me compete il mio futuro ... prima o dopo dovremo fare i conti con noi stessi e i nostri limiti e scegliere una cosa piuttosto che un’altra.
Sono trascorsi due anni e alcune risposte sono riuscita ad abbozzarle in autonomia. Ricordo perfettamente il timore di osare tanto per una ragazza che annaspava nel mare della vita. E ricordo anche la fatica nel tentare di dare le prime bracciate. Curioso come adesso nuovamente, lo stesso cerchio sembra riaprirsi, appena inizi a pensare di aver compreso come funziona il meccanismo, nuovi progetti richiamano la tua attenzione, nuovi schizzi si compongono dalla tavolozza dell'artista o rimbalzano dallo specchio increspato del mare in cui testardo provi a nuotare.