Cantiere abbandonato |
Il mio scarso spirito avventuriero mi ha condotto un pò più lontano del divano di casa; proprio oggi che l'aria è così afosa e cupa, di quelle che si forma una cappa di nuvole nel cielo e sembra non esserci via d'uscita per chi vuole rinfrescarsi. Ma sta di fatto che ho deciso di indossare le mie Air Max e mettere uno zaino in spalla, per essere più libera nei movimenti.
-Fai una passeggiata tra gli scogli - mi avevano detto - incerta se si trattasse di un consiglio da prendere alla lettera oppure una metafora da sciogliere, mi son decisa a scendere le scale e andare, che tanto qualcosa si sarebbe sciolto comunque; la mia stessa pelle, infatti, poco dopo grondava di sudore da fare schifo ma, con mia grande sorpresa, i liquidi superflui del mio corpo non sono stati il ribrezzo più grande.
Finale, borgo a mare, Sicilia settentrionale. Si studia nei libri di geografia, ai miei tempi sussidiario comprendente diverse materie, che la caratteristica della costa siciliana è senza dubbio il suo essere rocciosa, con promontori che scendono a picco sul mare per qualche decina di metri; a tratti, questo tipo di paesaggio lascia posto a piccole baie e rientranze che danno vita a meravigliose spiagge che nulla hanno da invidiare ai tropici.
Dopo questa digressione in premessa, va precisato che Finale si affaccia proprio su un tratto di costa ricco di scogli e grosse pietre. La spiaggia non è attrezzata in alcun modo e l'accesso in acqua è pericoloso, in quanto formato da un tappetto di pietre ricoperte di "lippo". Ma la bellezza paesaggistica è invidiabile: panorami e tramonti mozzafiato e non si dica che non pubblicizzo il posto in cui vivo che, per la cronaca, nella sua breve storia, è sempre stato definito "a vocazione turistica".
Ascensore incompleto |
Un viale in pietra collega il paese alla spaggia, aprendosi in un piccolo "lungomare" da tempo trascurato - non lo dico io - ma l'erba che cresce indisturbata in quelle che dovrebbero essere aiuole. Al momento in realtà il luogo si presenta più come un cantiere.Tuttavia ai miei occhi si è mostrato più che altro un triste quadro il cui titolo potrebbe essere "Abbandono", la cui cornice è offerta dal solo rumore delle onde del mare. Lungi da me ogni volontà polemica, quello che vado descrivendo non è altro che lo stato delle cose: un nastro bianco e rosso delimita una zona in cui è evidentemente negato l'accesso (l'ho dedotto in quanto persona prudente, ma nessuna segnaletica esplicita lo indicava). Al suo interno vi è una costruzione in cemento atta ad ascensore, tant'è che dai lati ho potuto osservare la porta di mezzo nuova, in quanto ancora racchiusa nello scotch protettivo. Incuriosita ho proseguito l'escursione, scendendo le scale che mi hanno portato direttamente alla spiaggia.
Una piattaforma incompleta in legno (futuro solarium) occupa l'intera area di accesso al mare. Ho immaginato l'opera finita, con qualche sdraio posta sul piatto in legno e qualche coppia di tedeschi ad imbrunire la propria pelle delicata. Ma la mia attenzione è stata catturata da altri sensi percettori: un odore poco gradevole infatti, non mi ha lasciata per tutta la passeggiata. Sono rimasta diversi secondi a guardarmi intorno, domandandomi perchè mai un bagnante vorrebbe venirsene proprio qui a passare le sue ore di relax. Mi son risposta che certamente non sarei stata fra loro, del resto immergersi rimane difficoltoso e con tutta quella vegetazione alle spalle persino il sole rischia di rendere monca l'idea stessa di solarium, consentendone solo l' "-arium", che con uno sforzo neanche troppo complicato mi riporta a un noto aggettivo siciliano da tradursi in "brutto", ovvero "lario".
Pseudo - Solarium |
Procedendo nei miei passi verso un piccolo sentiero battuto, ho notato tanta, ma tanta, sporcizia. Oggetti insoliti, impropri, rotti, vecchi, scoloriti e maltrattati sbucano tra i sassi senza logica alcuna: ciabatte, ruote di plastica di un qualche triciclo, bottiglie, tappi, piccoli pezzi in ferro, canne. Mi sono chiesta se fosse il mare con i suoi moti regolari a restituire sistematicamente alla terra ciò che in esso si perde e disperde, immaginando solo per un attimo le centinaia di storie di frigne e maledizioni che si nascondono dietro ciascuno di quei pezzi. Adesso non costituiscono altro che una discarica a cielo aperto, in un luogo che, consentitemi, di turistico non ha nemmeno il sentore, figuriamoci la vocazione. Il battito d'ali di alcuni colombi mi ha fatto sussultare e all'improvviso quella montagna di terra mi è apparsa così vicina e così pressante, lasciandomi in una lingua di terra e pietre che non si libera nel mare, no, perchè esso rimane irraggiungibile.
Misteriose presenze |
Sono tornata indietro in fretta, rimpiangendo il divano. Sentiero, piattaforma, scale, lungomare. Acqua fresca in gola. Non me ne ero accorta all'andata, ma sulla pavimentazione bianca ho osservato tante piccole candele bianche, di queste che si comprano a stock di 20 pezzi. Erano piazzate a terra con una certa volontà, direi quasi una predisposizione predefinita. Non ho mai amato il genere giallo, tuttavia il primo pensiero si è spostato su qualcosa che lì è effettivamente accaduto, a cui ho associato l'aggettivo "rituale", ma immediatamente tornando alla realtà, ho considerato molto più probabile una giovanile dichiarazione d'amore romantico-melenso. A dirla tutta, quello è stato il momento più interessante dell'intera esperienza sudoripara.
L'Ecomostro |
Ho risalito il viale nella direzione speculare a quella dell'andata, sbucando nella ribattezzata dal popolo "piazzetta amianto", per via dell' ecomostro che si trova abbandonato lì da anni. Sì, lo è ancora. Si era detto sarebbe caduto giù pezzo dopo pezzo, ma nessuno ci aveva assicurato su quando ciò sarebbe accaduto; così mi permetto ora di azzardare un'ipotesi che, se non altro, farà sorridere alcuni: forse che i pezzi cadranno uno alla volta ogni cinque anni intorno al mese di maggio? Sarà che il sole tramonta sempre dietro quella merda in cemento e più lo guardi più ti sembra nero e triste, ma anche qui lo stato delle cose lascia molto a desiderare.
Ecomostruosissimo |
Stra convinta di aver concluso il mio piccolo reportage, ho sottovalutato l'elemento sorpresa. A sera, di rientro a casa, mia madre era ancora sveglia, e mi ha allertata circa la presenza di un topo proprio davanti casa. E in effetti era lì, frastornato dai colpi di scopa che mio zio aveva inutilmente provato a cacciargli contro. Era vivo e vegeto e chissà con quali intenzioni. Da lontano un gruppo di ragazzini sopraggiungeva; in questa stagione vanno in giro con l'immancabile "Super Santos" anche dopo cena. E se hai 12 anni, un pallone e incontri un topo per strada che fai? Inconsapevolmente interpretando i desideri di ciascuno di noi , eccoli impegnarsi in un "muro di Pelè" che bene si addiceva ad avere come sottofondo musicale "La fiera dell'Est". Il ratto scappava via e loro lo inseguivano. Nel frattempo giungeva dalla strada la signora M. R. di rientro a casa, e il vicinato era già accorso alle finestre e ai balconi sentendo gli schiamazzi, Così il roditore infausto, centimetro dopo centimetro in cerca di fuga è finito sui piedi della donna ignara. Chi ha detto che gli anziani non sono agili? Una danza imperfetta accompagnata da urla e i cori dei piccoli intorno a saltarellare come a una sagra è stata la scena epocale a cui ho assistito sgomenta e divertita allo stesso tempo. Quello, il topo, inconsapevole del proprio protagonismo, è giunto infine a un rifugio sicuro, buio e celato, sopravvivendo ancora, in attesa del prossimo felino ad incrociare i suoi passi.
Il topolino che per due soldì questo paese comprò |
Lo stato delle cose insomma, fa schifo. Fuori ci sono le opere incompiute, la tristezza, l'abbandono, la puzza, l'inquinamento, i ratti e le blatte.
Eppure noi ci gloriamo di avere la vocazione turistica, il progresso, le buone idee; e intanto ci riempiamo lo bocca di speranza, futuro certo, e tempi migliori....sta ceppa!
Io me ne torno al mio divano.