Stasera sembrava inevitabile
chiudere la giornata sulla tastiera. Ho talmente tanti pensieri in testa che
stavano finendo per comprimersi tutti, lasciando solo un ammaccone. Sono stanca,
probabilmente per via della lunga concentrazione che ho provato ad avere per
diverse ore, mentre il mio corpo non chiedeva che una fuga veloce verso un
cantuccio silenzioso.
E invece sono rimasta: dai bambini, sotto il sole, tra le
chiacchiere e davanti a un piatto caldo. Volevo esserci almeno tanto quanto
volevo andare via. Così ho finito per fare entrambe le cose, chissà se qualcuno
lo ha notato che dentro di me ballavano le scimmie come al circo, mentre
camminavo a testa alta sotto l’ultimo tramonto.
A proposito, l’ho visto tutto,
quella linea di colore calda che da arancio diventa rossa e da rossa a violacea
e infine blu, blu come la notte. C’era solo uno spicchio di luna e a terra una
marea di oleandri e gelsomini. Un odore pazzesco. Il mare non si distingueva,
ma è rassicurante saperlo al suo posto.
Già, al suo posto. Come i libri
sulla scrivania pronti a un lunedì ingiustificato; come i vestiti ammucchiati
sulla sedia che posso giurare “erano solo un cambio”; come il romanzo sul comodino
che non voglio ancora aprire, perchè ogni obbligo mi sta stretto, e non c’è
energizzante migliore della volontà. Arriverà il suo momento, o forse no, sarà
la storia di un libro non letto e racconterà le vicende di una ragazza intelligente
ma che a volte non si applica; buona, ma a volte indifendibile; capace, ma
spesso fragile.
E può spaventare quel vuoto che
si intravede come il fondo di una tazzina di caffè, dopo che ne hai bevuta la
dose giornaliera e hai eseguito il rito di sempre: zuccherato, patinato,
stretto. Come se l’anima avesse di nuovo fatto i conti col terrore che chiede
un pezzo di quella come riscatto: ciò che non c’è diventa martellante, ciò che
c’è opaco, ciò che respiro un caldo punto di tregua. Ancora un intermezzo, poi
sarà ancora così, incerto, disordinato, molle.
Mi sento come in ostaggio, un pezzo di valore, in attesa di uno scambio, di pagarmi a prezzo di dolore.