venerdì 3 novembre 2017

Sono bella. E sono bestia.


La scorsa primavera ho visto al cinema la trasposizione in live action de "La Bella e la Bestia".
Una recensione completa, peraltro, potete trovarla QUI . 

E' la storia che tutti ricordiamo, c'è una ragazza impavida e graziosa che si innamora di una bestia.
Dal canto suo Belle cercava l'avventura, animata da un profondo senso di inadeguatezza, così confinata com'era nel suo piccolo villaggio, fatto di mestieranti e mormorii. 
Unico rifugio, manco a dirlo, la biblioteca: quel luogo fatto di pagine e scaffali capace di trasportarti in qualsiasi posto tu voglia, vedere cose, conoscere persone. Un mondo non solo desiderato, ma accuratamente immaginato. 
Oltre il sentiero si erge il castello maledetto: dalle sale alle guglie delle torri un velo di tristezza avvolge l'abitudinario trascorrere delle giornate. Un solo errore, uno soltanto aveva condannato forse per l'eternità quello che si diceva essere stato un principe di belle speranze, dalle straordinarie fattezze d'uomo, ora ridotto in bestia perchè incapace di amare. 

Solo il vero amore avrebbe spezzato l'incantesimo, ridonato vita al castello e ai suoi abitanti, stuolo di servitù caparbia e speranzosa, a cui è affidata una grossa responsabilità: riconoscere nel proprio padrone quella parvenza d'anima mai riconosciuta, mai venuta alla luce. 
Se l'amore è movimento, Lumiere, fido e discreto compagno, attribuiva alla Bestia quella capacità di aprire il proprio cuore, e così facendo salvarsi da un'eternità di solitudine e incompiutezza. 

La storia, più o meno, è questa. Ammettiamo che ogni storia sia maestra agli occhi di si mette in ascolto, ammettiamo che ciascuno abbia una dose sufficiente di autocritica. A mio modo di vedere non ci sono due protagonisti, ma uno solo e la storia di amore è tutt'altro che convenzionale: non parla di una coppia ma del rapporto d'amore che ciascuno dovrebbe costruire con se stesso.

C'è una visione della vita pura, una giovane schiusa al mondo e pronta ad attraversare la soglia della propria sicurezza per scoprire cosa ha in serbo per lei il destino. Animata da coraggio, idealismo e numerose virtù, abbastanza schifata dall' impaludimento per il quale non sembra esserci sistema di scorrimento che tenga, avvertendo un certo senso di affossamento e impossibilità, ogni giorno guarda dalla finestra una qualsiasi via di rose e ponti d'incontro, di molteplicità e occasioni, accarezza da lontano una fetta di felicità e per non perderne l'odore la trascrive su note di parole. 
Dall'altra  parte della sua anima c'è un grigio torpore, ci sono cento e più voci a ricordarle che due gambe non sono abbastanza, non può farcela lontana dalle simbiosi che ha costruito frattanto. C'è un lento lavorìo di nervi che l'hanno assuefatta: non puoi amare, non puoi andare, non puoi essere felice lontano da qui. Ci sono i demoni della sua coscienza, il signor Paura e il signor Panico, e le consorti, dama Dolore e regina Malinconia. Ai gran balli, cui non vuole rinunciare, li porta tutti con sè e talora si esibiscono in performance di sospiri e lacrime. 
Al suo fianco, compagno indiscutibile della sua anima, vi è Lumiere, appunto. Nel suo sguardo di affetto l'estrema comprensione, non cieca speranza, ma contenitore inaffondabile della sua vera identità. Non spiana la via, non raccoglie le briglie sciolte delle sue scelte sbagliate, ma è contraltare e muro invalicabile di difesa. E' custode della verità, pronta a ridonarla al suo legittimo sostenitore quando sarà pronto a riceverla. 

Sono bella. E sono bestia. 
Sono tutto l'amore che saprò donarmi.