Improvvisarmi casalinga.
Mi scappa un sorriso di soddisfazione, e soprattutto mi rincuoro nel rendermi conto che sono così come sono anche in ambiti che non mi competono.
Sensa premura, nessuno stress, facendo tutto ma con il tempo e nessuna ansia.
Come l'"ansia del pane": tutte le mattine qualcuno della famiglia deve obbligatoriamente comprare il pane. Non sia mai che arrivi l'ora del pasto senza il quartino di rimacinato sulla tavola. E se il pane non dovesse bastare ha inizio un estenuante dibattito su chi avrebbe dovuto comprarne di più o mangiarne di meno.
Oppure come l'"ansia dei piatti": non faccio in tempo a inforchettare l'ultimo boccone che già qualcuno è nei pressi del lavabo con spugna e detersivo. Così mi sento in obbligo di alzarmi e fare la mia parte, un pò in obbligo un pò per quieto vivere. Diversamente hanno inizio una serie di occhiate minacciose che mi ivitano a raggiungere la posizione dell'asciuga-piatti, dopo aver sparecchiato.
Infine c'è "l'ansia della stanza da spolverare": immancabilmente, inesorabilmente una volta a settimana cascasse il mondo pulisco "la mia parte di letto in questa parte di vita", perchè ahimè la stanza non è il mio cantuccio, ma uno spazio condiviso che per quanto personalizzato odora sempre di altro. E poco importa se l'altro in questione ha il mio stesso sangue.
E non importa nemmeno se si tratta di fare la stessa cosa ogni volta, muovere le braccia allo stesso modo: avranno sempre qualcosa da ridire sul mio operato.
Tsè! So infischiarmene.
Poi i tuoi mancano per diversi giorni e devi lavarti le mutande, fare la spesa e tenere ordinato.
E sorridere delle mie mancanze, delle mie distrazioni...del mio essere per niente una brava casalinga!
Andare a letto distrutta con la consapevolezza di avere in fondo, soltanto spazzato...
Ora capisco perchè le chiamano disperate.
Scelgo di vivere la mia vita un carattere alla volta, a ragione di un impulso che si esaurisce sulle battute finali di una tastiera o nell'incontrollato movimento del polso.
lunedì 11 novembre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
Considerandomi
Ero una studentessa. Adesso non sono niente.
Niente di "etichettabile" almeno.
Oggi una donna mi ha detto: "devi fuggire tu che puoi...devi andartene da qui...altrimenti pazza diventi!"
Mi hanno impensierita non poco quelle parole.
Qui sarebbe il posto in cui vivo, lo stesso in cui sono nata e cresciuta per 21 anni. Qui è casa insomma, con tutto ciò che comporta.
La mia casa ha due entrate: una vera, con il numero civico accanto, un citofono e un vecchio portone di legno e una meno vera, dal lato opposto, una finestra-balcone ma senza balcone perchè si affaccia direttamente sulla strada e nemmeno tanto finestra perchè entri ed esci da lì senza sembrare un ladro. L'apertura è in ottone e la serratura nuova, perchè tutti la sbattono continuamente e quindi a volte è capitato che non funzionasse più tanto bene.
DI fronte, sopra e sotto, a destra e a sinistra la mia casa è circondata da altre case. E perciò da altre persone.
Ecco, è questo il motivo per cui quella donna gridava con me: per salvarmi da loro, o per salvare lei stessa dalla consapevolezza che ormai anche lei fa parte di quel "loro".
Sta di fatto che vivo qui. Ogni mattina mi sveglio e percepisco gli stessi spazi, ascolto gli stessi rumori e sento gli stessi odori. Sono un frutto di questo terra, cammino ma non posso allontanarmi troppo perchè le mie più profonde radici sono connesse a queste mura: così più vicino rimango ad esse più mi sento sicura, e più mi allontano da esse più aumenta il disagio, come un bambino che non riesce ancora a galleggiare e annaspa e beve acqua, tossisce finchè qualcuno lo soccorre.
Se faccio un passo in più annaspo e non so più nuotare, tutto intorno a me diventa confuso e non poggio i piedi da nessuna parte.
Quella donna questo non lo sa.
E in questa storia con me e la mia casa e questa donna, bisognerebbe spiegare anche che esiste una finestra magica. Essa, con milioni e milioni di sfumature, quando voglio, riesce e portarmi ovunque desideri.
E' la mia finestra sul mondo e credo mi stia salvando.
Lo credevo.
Poi un giorno, mentre seduta osservavo il mondo, la finestra si è improvvisamente rimpicciolita. E' diventata così piccola che riuscivo a vedere solo le cose di poco spessore, le cose piccole.
Non vedevo più il mondo e quindi ho iniziato a immaginarlo: osservavo solo quello che vedevo e costruivo nella mia testa le più fantasiose riproduzioni delle stesse, grandi, emozionali, spaventose all' occorrenza e meravigliose a volte.
Io, la mia casa, la mia finestra magica e le mie costruzioni.
Poi un giorno tutto questo cominciò a farmi male.
E dopo alcuni giorni ancora, decisi che non volevo più stare così: fu allora che iniziai a scrivere questo blog...
Ero una studentessa, oggi sono una che scrive.
Niente di "etichettabile" almeno.
Oggi una donna mi ha detto: "devi fuggire tu che puoi...devi andartene da qui...altrimenti pazza diventi!"
Mi hanno impensierita non poco quelle parole.
Qui sarebbe il posto in cui vivo, lo stesso in cui sono nata e cresciuta per 21 anni. Qui è casa insomma, con tutto ciò che comporta.
La mia casa ha due entrate: una vera, con il numero civico accanto, un citofono e un vecchio portone di legno e una meno vera, dal lato opposto, una finestra-balcone ma senza balcone perchè si affaccia direttamente sulla strada e nemmeno tanto finestra perchè entri ed esci da lì senza sembrare un ladro. L'apertura è in ottone e la serratura nuova, perchè tutti la sbattono continuamente e quindi a volte è capitato che non funzionasse più tanto bene.
DI fronte, sopra e sotto, a destra e a sinistra la mia casa è circondata da altre case. E perciò da altre persone.
Ecco, è questo il motivo per cui quella donna gridava con me: per salvarmi da loro, o per salvare lei stessa dalla consapevolezza che ormai anche lei fa parte di quel "loro".
Sta di fatto che vivo qui. Ogni mattina mi sveglio e percepisco gli stessi spazi, ascolto gli stessi rumori e sento gli stessi odori. Sono un frutto di questo terra, cammino ma non posso allontanarmi troppo perchè le mie più profonde radici sono connesse a queste mura: così più vicino rimango ad esse più mi sento sicura, e più mi allontano da esse più aumenta il disagio, come un bambino che non riesce ancora a galleggiare e annaspa e beve acqua, tossisce finchè qualcuno lo soccorre.
Se faccio un passo in più annaspo e non so più nuotare, tutto intorno a me diventa confuso e non poggio i piedi da nessuna parte.
Quella donna questo non lo sa.
E in questa storia con me e la mia casa e questa donna, bisognerebbe spiegare anche che esiste una finestra magica. Essa, con milioni e milioni di sfumature, quando voglio, riesce e portarmi ovunque desideri.
E' la mia finestra sul mondo e credo mi stia salvando.
Lo credevo.
Poi un giorno, mentre seduta osservavo il mondo, la finestra si è improvvisamente rimpicciolita. E' diventata così piccola che riuscivo a vedere solo le cose di poco spessore, le cose piccole.
Non vedevo più il mondo e quindi ho iniziato a immaginarlo: osservavo solo quello che vedevo e costruivo nella mia testa le più fantasiose riproduzioni delle stesse, grandi, emozionali, spaventose all' occorrenza e meravigliose a volte.
Io, la mia casa, la mia finestra magica e le mie costruzioni.
Poi un giorno tutto questo cominciò a farmi male.
E dopo alcuni giorni ancora, decisi che non volevo più stare così: fu allora che iniziai a scrivere questo blog...
Ero una studentessa, oggi sono una che scrive.
martedì 22 ottobre 2013
Così è se vi pare
E già vi sembrerà che sia uno quei blog pieni pieni di citazioni letterarie più o meno inappropriate...
Strano che nasca proprio oggi questo blog, strano che riesca a mettere più parole dietro l'altra.
Chi sono io?
Sono tutto ciò che sto cercando.
E parto da qui, dalla mia Itaca, dalla casa sicura e dal vento che conosco già.
Parto, poi si vedrà.
Volevo un posto nel mondo tutto mio e l'ho trovato.
Fuggire senza fuggire,
Parlare senza parlare,
Conoscere senza conoscere.
Così lo voglio, così è se vi pare.
Strano che nasca proprio oggi questo blog, strano che riesca a mettere più parole dietro l'altra.
Chi sono io?
Sono tutto ciò che sto cercando.
E parto da qui, dalla mia Itaca, dalla casa sicura e dal vento che conosco già.
Parto, poi si vedrà.
Volevo un posto nel mondo tutto mio e l'ho trovato.
Fuggire senza fuggire,
Parlare senza parlare,
Conoscere senza conoscere.
Così lo voglio, così è se vi pare.
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