lunedì 12 dicembre 2016

La vita 3.0

Nascere è una storia di cui tutti possiamo dire qualcosa, ma di cui nessuno può dire tutto. Non con le parole almeno. Stanotte si è compiuto il miracolo della vita ancora e ancora. Ha portato con sè una miriade di insegnamenti, senza saperlo, ha messo tutti in riga. 

Ha spiegato pazientemente l'arte dell'attesa, perchè le cose belle richiedono tempo, perchè aveva tutto il diritto di prenderselo, che nascere è un dono e anche se nell'attesa diventiamo tutti un po' egoisti, tutti solo più curiosi di vedere come sarà, lui arriva solo quando è il momento opportuno, non un minuto prima. 
Ha spiegato che ognuno ha i propri diritti quando ha emesso il primo vagito e tutti lo hanno ascoltato in silenzio, lasciandosi meravigliare dallo strapotere ammaliante di quel suono. 
Ha spiegato che nascere è stato faticoso, e che non ce l'avrebbe mai fatta da solo, perchè tutti abbiamo bisogno di qualcuno, perchè si nasce dal ventre di una madre che ha combattuto la prima di mille battaglie insieme a te e necessita subito dell'abbraccio di un padre che faccia sentire protetti e ricolmi d'amore.
Poi ha lasciato che venisse ammirato, perchè non c'è bellezza senza contemplazione, e questo lo insegnerà a quanti si recheranno in pellegrinaggio per saperne qualcosa di questa storia unica che è la vita.

Quale vita? Sarà lui stesso a tesserla, giorno per giorno, di sicuro lo consegniamo a un'esistenza che nessuno ha ancora visto, di cui qualcuno prova a predire qualcosa, ma dove prevalgono le incognite. Un futuro nuovo, ma con due coordinate assolute: amore e speranza. 

A Gioele auguri per la sua vita 3.0!

mercoledì 7 dicembre 2016

Ma il senso è senso

Quando ancora non sapevamo cosa fosse, quale potenzialità avesse intrinseche e gli scenari futuri, dirette sue conseguenze, erano appannaggio di pochi illuminati studiosi, il mondo di internet e delle connessioni nasceva silenziosamente e cresceva con solerzia, invadendo ogni angolo della Terra. Ha cambiato forme, diciture, medium ed interfacce progredendo discretamente e microscopicamente, contando da dietro il passo della tecnologia che cavalca tutt'ora indisturbata verso universi invisibili e ubiqui che ancora non conosciamo. 

Ci consegna una realtà iperconnessa, dove le cose in rete hanno da molto superato il numero delle persone stesse esistenti nel pianeta, organizzate in una tessitura policefala e pluridirezionale dove ogni unità digitale costituisce il granello di una storia differente. Che l'internet dell'era digitale abbia dato a tanti, quasi tutti, l'occasione di esprimersi e dire la propria, inserendo contenuti autoprodotti o rimediando qualcosa già in circolo, è risaputo. Che con i social network questo trend si sia personalizzato e individualizzato è sempre più evidente, con la possibilità di raggiungere i posti più remoti della Terra abbiamo deciso di porre noi stessi nuovamente al centro, proponendo una rappresentazione di noi al meglio delle possibilità che la realtà on line ci offre.

Tuttavia questo mondo interattivo e immersivo mostra spesso il suo volto più preoccupante, che raccoglie tutto ciò che non può essere controllato dalle regole di governance. Internet è un mezzo democratico in cui è possibile esprimersi con libertà, per quanto ci sforziamo di ricercare anche in questa realtà un assetto comunitario che ci permetta di circondarci, seppur virtualmente, di "amici" che condividono con noi gli stessi interessi, è inevitabile entrare nelle cerchie più allargate di sconosciuti o conosciuti perchè famosi. 

Il caso delle matite cancellabili, appendice ridicola in una giornata di grande tensione per la nostra nazione, mi ha ispirato alcune riflessioni. L'ex cantante dei Litfiba Piero Pelù ha postato sulla sua fan page ufficiale la foto del reclamo per la sua matita copiativa che risultava cancellabile.L'aggravante in questo caso è l'effetto "trascinamento" derivante dalla popolarità del personaggio, elemento sufficiente per dare adito alle sue allusioni. Già, come se gli scrutatori del seggio della sua cittadina non aspettassero altro che falsare i risultati dello spoglio, aggirando per altro un'evidenza eclatante: lo scrutinio è pubblico. Ma non è il punto. Il caso non è rimasto isolato: nell'agrigentino le proteste di una donna hanno costretto i carabinieri ad intervenire fino a ricorrere alla denuncia per "interruzione di pubblico servizio e procurato allarme".  Ecco, sono queste le parole su cui soffermarsi: procurato allarme. 

Tra i tanti, il web ha dato la parola agli imbecilli (come affermato inconfutabilmente da Eco), ma anche a un'altra categoria più circoscritta forse, più ristretta ma marcata, i dietrologi. Sono gli esperti delle tecniche di plagio con cui nemici fantomatici attaccherebbero altri, sempre deboli, sempre vittime incapaci di distinguere chi è ragionevole da chi è poco affidabile. Sono fantasticatori e costruttori di trame impossibili ma perfettamente logiche ai loro occhi, dispensano consigli su come evitare le trappole disseminate con estrema precisione nei più normali contesti. Sono come quei genitori che per farsi ascoltare ipotizzano catastrofi impronunciabili: "Se non mangi ti viene il verme nello stomaco" oppure vedendo un innocente dito avvicinarsi alla bocca ti terrorizzano gridando: "Ci sono i microbi!"

Con internet siamo in costante e continua connessione, scorriamo la bacheca di Facebook e ci soffermiamo sulle video ricette che non proveremo mai a replicare e leggiamo di sfuggita i titoli di articoli che neanche Lercio sarebbe in grado di proporci. E ci crediamo. Poco importa se a generarlo sia "Il fatto quotidAino" o "Il Giomale". Poi mettiamo lo smartphone in borsa e usciamo per andare a votare su un'importante riforma dalla quale dipende l'assetto politico dell'Italia. E riversiamo quell'ansia nella vita vera, nei fatti che allo spoglio deleghiamo a un sì o a un no, che tanto ci prendono in giro tutti e votare è solo il trend topic del fine settimana. E manteniamo alta la guardia, che dietro l'angolo c'è sempre qualcuno pronto a fregarci, non sia mai che invece stiamo tutti sabotando noi stessi.