mercoledì 25 novembre 2015

Un nuovo rito


"Che cosa è un rito?" disse il Piccolo Principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
"E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. 
C'è un rito per esempio, presso i miei cacciatori. 
Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio.
Allora il giovedì è un giorno meraviglioso!
Io mi spingo sino alla vigna. 
Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi
i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza."

(Antoine De Saint-Exupery - Il Piccolo Principe)

Il Piccolo Principe potrebbe essere una continua citazione, un continuo spunto, una continua riscoperta. E' uno di quei libri che andrebbero letti in diversi momenti della vita, per raccontarci ogni volta una storia solo apparentemente uguale, e per aprire finestre della nostra esistenza che non sapevamo di avere, che avevamo sotterrato o solo messo da parte. Non c'è  da stupirsi perciò se parto proprio da questo, da uno stralcio di dialogo dell' indimenticato incontro tra la volpe e il Piccolo Principe. Forse non è tra i più ricordati, tra i più citati nei post di tumblr, ma la metafora del rito mi ha riportato ai fatti di questi giorni e al mio rapportarmi con essi.

Oggi per esempio, abbiamo tutti detto "No" alla violenza sulle donne: noi, tuttologi praticanti la nostra professione sui social, abbiamo condiviso più o meno consapevolmente un pensiero, dietro cui sta un'idea ben più ampia, ben più complessa e articolata, di cui le immagini "panda" (così sono stati ribattezzati i visi macchiati dagli ematomi procurati dai colpi maschi) sono solo la punta dell'iceberg.

E' successo oggi perchè il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne.
Un rito.

Il 27 gennaio sarà anche quest'anno il giorno della memoria della Shoah. Il genocidio degli ebrei avvenuto 70 anni fa e che sovente commemoriamo con manifestazioni, simboli e suoni di tromba. Tuttavia questo non ha impedito che scoppiasse un'altra guerra, o meglio che le guerre cessassero di esistere.
Infatti se alcuni imbracciano i fucili e sparano su folle, fanno la guerra.
Infatti se gli aerei lasciano cadere le bombe sulle terre contese per le loro ricchezze, fanno la guerra.
Infatti se gruppi che si dichiarano religiosi si fanno saltare in aria nei tram, nelle piazze e negli aerei di linea, fanno la guerra.
Infatti quegli ebrei sono morti invano.

Senza il rito della danza del villaggio, la volpe non poteva avvicinarsi alla vigna a fare (la sua) festa.
Exupery descrive un equilibrio: un tacito compromesso fra l'uomo e le creature per garantire il naturale ciclo vitale. Dal giorno dopo infatti, sarebbe ripresa la caccia.
Ma i riti di oggi sono solo delle buone scuse per l'uomo, i riti non cambiano le cose, le scandiscono: ricordarci che una cosa è sbagliata, non ci impedisce di farla comunque.

Qualcosa ha appiattito le nostre esistenze, e quindi le nostre coscienze. Abbiamo smesso di incontrarci per ristabilire i naturali equilibri, abbiamo smesso di sederci attorno a una tavola la domenica e mangiare primo e secondo, abbiamo smesso di invitare un amico a bere un caffè, abbiamo smesso di telefonare per chiedere "come stai?", abbiamo smesso di qualificare le nostre vite con i riti che scandivano l'esatta misura del tempo. Li abbiamo sostituiti con riti di facciata: con messaggi estemporanei, con parole brevi e vuote, con foto che immortalano la prossima corsa al "Mi piace".
Privandoci dei riti, abbiamo svuotato noi stessi della nostra essenza: l'umanità.

Da questo alla guerra il passo è stato graduale: secondo qualcuno la guerra è connaturata all'uomo, probabilmente al suo stato primordiale. Se le tribù africane si fanno la guerra, è perchè non hanno ancora vissuto la loro evoluzione, non hanno conosciuto un medioevo, un umanesimo, un rinascimento, un illuminismo, un esistenzialismo.
Non tappe obbligate, solo la nostra storia. E se nonostante questo l'uomo è tornato a farsi morire con i proiettili, è perchè abbiamo stoppato l'evoluzione delle nostre coscienze, avendo occhi su tutto, abbiamo smesso di interrogarci su qualche cosa, dando per scontata una realtà celata da un nuovo velo di Maya: lo schermo digitale.

Ma che può saperne una 23enne che vive in un paese di 2000 anime?

Da qui vedo il mare, alle spalle le montagne: sorge un sole meraviglioso, si respira aria pulita. Ma qui fatico a incontrare l'altro, a farlo schiudere dalle sue croste putride di conservazione e consumo.
E per quanto mi sforzi, ritorno sola al solo annerire di pagine.
Così battezzo un nuovo rito, per non morire ancora: sotto quel sole, davanti a quelle montagne, sul balcone che si affaccia sul mare, riconoscerò un piccolo principe che ho incontrato, che incontrerò
e sarò più umana, e sarai più umano.