Caro Gesù Bambino,
ti ho atteso nella semplicità dei
miei giorni, riservandoti uno spazio nelle mie giornate perché potessi
approfondire un po’ di più quel mistero che questa notte rappresenta. Questo è
il mio 22esimo Natale, ma nessuna monotonia nelle sue sempre nuove
sfaccettature. Mi sono sforzata quest’anno di riscoprire la gioia nella tua
venuta, ed è stato proprio un mattino di qualche giorno fa ad offrirmi uno
spunto interessante per rendere dignità a questo mio sentimento. Al mio
risveglio con un semplice conto alla rovescia ho realizzato che avevo ancora
davanti a me la prospettiva di giorni belli, ricchi di appuntamenti e incontri
e piccoli momenti di magia, momenti tutti da vivere ancora. Così ho intuito che
il modo giusto per attendere fosse godere appieno di ogni ora donata. Ho
pensato alla tua venuta come il coronamento di un percorso, il traguardo di una
corsa, la meta di una maratona. Sì, forse un po’ lo è, perché questa sarà la
notte delle notti, quella in cui ogni emozione toccherà il suo apice, quella in
cui potremo finalmente cantare “Gloria in excelsis deo!”. Non vedo l’ora che
sia quell’ora in particolare, per scoppiare, e portare dietro con il botto ogni
mia singola parola rimasta taciuta, i
gesti incompiuti, i sorrisi mancati, tutte le occasioni in cui non ho reso
giustizia alla mia vita. Caro Gesù, devo proprio chiedertelo, accogli ogni mia
mancanza perché possa fare posto solo alla gioia che viene da te e con te.
Come dicevo, questo è il mio
Natale numero 22, e mi sembra di avere appena cominciato! Questa è una buona
cosa, perché esprime la mia voglia di prendere a morsi questo tempo in cui la
mia vita è calata. Sì, Gesù, prendere a morsi, proprio come farei con un
panino, per farlo mio innanzitutto e poi per
trarne costantemente occasioni. Non mi ha mai sfiorato il pensiero di
abitare un mondo buio e brutto; ho sempre sostenuto invece quanto grande fosse
quest’ opera dai caratteri naturali immensi, dalla molteplicità assoluta,
decorata di grazia, ricca e bella. Un’opera però, che ha conosciuto la
corruzione quasi in contemporanea con la sua creazione. Ma la corruzione è già
prodotto di qualcos’altro, non fa parte delle sue caratteristiche naturali. Sai
che c’è? Prenderò a morsi anche la corruzione, non per farla mia stavolta, ma
per farla fuori soltanto. Non si può pretendere di cambiare le cose rimanendo
fermi. Gesù, mi scuserai, ma appena avrò concluso la mia festa intima con te,
correrò fuori e farò festa col mondo!
Ho un invito sul mio comodino
ultimamente: “ti aspettiamo”, così recita sinteticamente. Dovremmo
rivoluzionare un po’ quest’abitudine dell’invito, così poco collante tra chi
invita e chi viene invitato. Non si può comunicare la voglia di presenza senza
la presenza stessa! Voglio dire, vediamo se sei d’accordo, vogliamo continuare
a fare gli inviti? Bene! Che siano in grado di tirare fuori le braccia dal
biglietto e accogliere in un abbraccio quanti desideriamo avere accanto! Che
sia il nostro corpo a invitare: due mani che si stringono in segno di saluto ma
solo per un secondo, perché poi quella stretta è già diventata patto. E gli
occhi facciano la loro parte! Occhi aperti dentro una testa tenuta alta,
spalancati sul volto dell’altro, come a dire “ti sento” e credo davvero in ciò
che sto per dirti: non più “vieni”, ma “andiamo!”
Ecco come voglio fare festa con
il mondo: insieme, Piccolo Uomo!
Temevo, caro Bambino, di non
arrivare a comprendere quest’anno il significato della Tua venuta per me…poi mi
è bastato pensarti, nudo tra le braccia di Maria, tua madre…quanto è durato
quel freddo? Quanto prolungata quella sofferenza? Quanto angusto e buio quello
spazio intorno a Te?
Poco, Signore. Lo so. A fare luce
sei giunto Tu, accompagnato dalla straordinarietà di quella cometa; a fare
calore c’era un cuore di Madre, per cui sei stato subito vita e magnificenza.
Poco, di sicuro. E immediatamente suono di flauti, versi di animali in armonia
con lo scenario del cielo, paglia e fieno per dorare la grotta, protezione e
diletto in Giuseppe, che hai reso grande nella sua umiltà.
Gesù, Tu darai vita al mondo
questa notte!
E allora…
Signore, fà di me la tua grotta in Betlemme.
Non manchi la protezione, non manchi l’Amore.
Non manchi colore nei miei
giorni, armonia nelle mie parole.
Con la musica per rendere
grazie e con gli occhi per adorare.
Signore, fà di me la tua grotta
in Betlemme,
un’anima povera, arricchita dal
tuo dimorare in me.
Gioiosamente, Sofia.