lunedì 10 febbraio 2014

Una storia di disamore

Bollate, Milano. Milano: avanguardia, progresso, industria, scala, piazze, storia, moda…cultura! Eppure le uniche usanze che sembrano rievocate sono quelle barbare.

Si, cominciamo a darci sotto con le parole pesanti.
Qualcuno potrebbe pensare “niente di nuovo sotto il sole!”, invece stavolta per me l’indignazione è stata tanta, troppa. Al punto che ho deciso di rifletterci sopra e cercare di capire come si è potuto arrivare a tutto questo. Per i più distratti, o per chi non ha dato poi così importanza al “fattaccio”:
poco lontano dall’istituto scolastico che frequentano un gruppo di ragazzi sembra riunirsi attorno a quella che ha tutta l’aria di un chiarimento faccia a faccia tra due ragazze quindicenni. Motivo della disputa: un presunto fidanzato dal doppio abito di ex e nuova fiamma.  A questo punto pensavo di suggerirvi  un’immagine cinematografica per rendere meglio l’idea della situazione ma, ahimè, la storia ha dell’originale a dir poco sconcertante. Non si tratta di uno scontro alla pari, anzi sembra proprio che la vittima (quella che diventerà la vittima, per la precisione) non abbia alcuna voglia di scendere al livello della sua avversaria la quale, al contrario, non ha in mente niente di civile. Un calcio, un altro, uno spintone, un altro a mò di provocazione, cercando una reazione che non arriva. Ma non serve. Sappiamo bene quanto il tifo in uno stadio può rappresentare il dodicesimo uomo di una squadra. Ecco la bolgia infernale infiammata, ecco gli incitamenti, le urla e la carica che si trasforma in violenza: le tira i capelli a lungo, la butta per terra, inutile scappare, la pesta. Inutile gridare: “Vi prego aiutatemi!” Cosa è peggio di un solitario grido d’aiuto? È non essere effettivamente soli, piuttosto attorniati da un branco. Lupi affamati di malsane emozioni. E come pregustando un piatto dall’odore, soddisfare poi quella fame, lasciandosi andare. Hanno ripreso tutto e come  a voler mettere la firma a tale scempio, lo hanno reso pubblico.

Il resto sono le ovvie condanne dell’opinione di massa e la strumentalizzazione di un dramma.
E nel resto anche io che non sono riuscita a guardare quel video una seconda volta. Ma mi sforzo di guardare al di là dei fatti e intravedere comunque e ancora un’intelligente resa. Arrendiamoci. Quei ragazzi oggi vivono un’altra età che non è più la mia alla loro età. Non ha senso rapportarli a me stessa da adolescente se non in relazione ad una sola idea: smoderatezza sentimentale.
Ho sentito dire che l’amore da ragazzi è ancora puro e genuino, che mettono tutto dentro quella bolgia di emozioni e le vivono iperbolicamente, idealizzando ogni gesto  e ogni parola. E se smoderato risulta vivere l’amore, perché non altrettanto smoderato dovrebbe risultare perdere l’amore?
Per questo penso che l’amore a 15 anni non sia amore, piuttosto disamore. E svincolo pertanto l’onorevole Amore invitandolo a ritornare lì dove lo incontriamo davvero: nei libri, nella musica, nella poesia…


Diseduchiamoci da questa idea di amore e salviamolo.