mercoledì 17 giugno 2015

La mia preghiera nel tempio di questo tempo

 Dovrei ricercare tra le pagine del mio "Manuale del guerriero della luce" l'aneddoto giusto per questo momento. Quasi certamente mi verrebbe detto che il guerriero della luce si siede e aspetta, non si lascia trascinare dagli eventi, nè dalla rabbia. Non ce la fa proprio a rimanere fermo però. Così, poichè sa che adirarsi sarebbe inutile, si dirige verso il suo tempio per recitare le sue preghiere.

Ed eccomi qui, a cacciare dalla mente i pensieri e dagli occhi le lacrime. Ho premuto play sulla lista "Imagine Dragons- Live", sono versioni delle loro canzoni più soft, leggere, quei pezzi che ti permettono di apprezzare le parole, i testi oltre la musica. E' una terapia dolce: i sensi si raccolgono in un unico piacere; le dita battono, sfiori la tastiera, senti il suono in lontananza, camuffato dalle tracce che nel frattempo ascolti con le cuffie per cui hai speso 15 euro, per essere buone. La bocca al sapore di caffè appena preso, mentre il calore a volte si fa percepire lungo le braccia fin sopra la testa. Gli occhi, gli stessi che bruciavano fino a questa notte, adesso vedono costruirsi piano una macchia di nero multiforme, ma omogenea nel suo complesso. Una parola dietro l'altra alla fine è solo questo momento. Un momento di rabbia, un momento in cui si formulano immagini e discorsi nell'ideale attimo in cui la vita sarebbe un film, ma è solo vita, e certi climax non avverranno mai. Non lo sai mai che storia c'è dietro ognuno, non puoi, come fai? Come lo scopri quello che il suo stomaco sente, come si aggroviglia, come brucia, come si sbatte?

E' tremendamente facile in questi attimi vedere solo nero, vedere le cose complicarsi, incresparsi di disagio, riempirsi di difficoltà, e rimanere per giorni, settimane, immobili, senza abbandonare questo stramaledettissimo limbo in cui la tua vita ricasca costantemente. Dopo tutti quegli sforzi...dopo l'appannaggio della speranza, dopo, solo dopo, averci creduto.

Come ti salvi?

L'equilibrio è tutto. Così per ogni canzone che ti atterrerà, un'altra ti farà sentire #onthetopoftheworld, per ogni lacrima che chiederà il permesso per uscire, la caccerai via senza possibilità di tornare a fare male, e per ogni sconfitta ci sarà gloria, per ogni beffa onore, per ogni tradimento giustizia.

L'ultimo anno al liceo fu caratterizzato dall'immancabile protesta per l'ennesima inutile riforma alla scuola. Inutile la riforma, inutile la protesta, è chiaro. Ma lo capii solo molto tempo dopo. Perchè se dai la possibilità a un 18enne di protestare, ci metterà l'anima dentro quella ribellione. E così feci anche io, finchè non mi ritrovai nel mezzo di un corteo a Palermo e mi cagai di sopra quando, poco distante da me iniziarono a scoppiare i primi colpi di fumogeni e piccoli razzi da stadio. Mi misi a correre senza sapere minimamente dove andare, terrorizzata e profondamente pentita.
A distanza di qualche anno è cambiato il contesto ma non il senso delle mie rivolte ad extra. Se ti colpiscono, se ti calunniano, se ti mortificano, se la miccia del tuo fuoco viene dall'esterno, la tua sarà una vana ribellione. Sarai come la rissa per strada rispetto a un match sul ring; sarai come una denuncia penale rispetto a un dialogo costruttivo e se volessimo, risolutore.

L'equilibrio è tutto. Devi essere più forte degli attimi di ira, più forte di una scarica di adrenalina, più forte del combattimento che vorrebbero farti intraprendere. Cercano i kamikaze, cercano gli agnelli da immolare...ma tu "porgi l'altra guancia"! Non è farsi calpestare ancora, ma porre l'avversario al tuo livello, costringerlo al combattimento leale, con armi pari. Come il servo venendo schiaffeggiato dal padrone sulla guancia destra, si voltava per porgergli la sinistra, lo costringeva, se avesse voluto colpirlo ancora, a utilizzare il palmo e non più l'esterno della mano. Il palmo della mano era qualcosa di più intimo, delicato e prezioso per il padrone che allora, si troverà a usare verso il servo.

E si sopravvive, sempre.  

domenica 7 giugno 2015

Ascoltare voce del verbo Amare

Quando arriva la sera generalmente mi pongo una domanda: "sono stata produttiva oggi?"
Mi serve per fare sempre il punto della situazione, verificarmi e compiacermi.
Per potermi ritenere soddisfatta oggi credo sia doveroso il passaggio da questo blog, per non lasciare alla precarietà delle parole quella che considero una grande ricchezza.

Questa è stata la prima giornata di vero caldo nella stagione, preludio forse di un periodo di fatica e sudore; ma era pur sempre domenica e non poteva mancare una sosta al bar con gli amici...

Con molta naturalezza si è avvicinato a noi un uomo, un signore del paese che conosciamo e rispettiamo, che tutti rispettano, simpatico e di compagnia. Si è seduto tra noi e ha ordinato da bere per tutti...
Non ci è voluto molto per capire che aveva voglia di stare in mezzo a noi e di essere ascoltato, come tutti gli anziani: un incredibile bagaglio di memorie, alcune delle quali spero di imprimere in questo post.

Quando ho completato le scuole elementari in Sardegna - ha cominciato - volevo continuare con le medie, ma avrei dovuto spostarmi dalla provincia a Cagliari; così mio padre mi disse di lasciare perdere perchè avevamo un grande bestiame e potevo occuparmi di quello. Ma a me "annoiava" badare al bestiame e "vosi" continuare. Così andai a Roma e presi la terza media; e poi chi putia fari? C'era u marito di mia sorella a "Ggermania" e mi disse: "Veni qua che ti faccio lavorare io"; e andai a Germania a lavorare in fabbrica. Si guadagnava eh...lì trovai una ragazza ma non era mia moglie ah! Un giorno arrivò mia moglie: ou...appena la vosi vedere con i capelli che arrivavano sotto il sedere, lo capii subito eh...Allora ci dissi all'altra ragazza:"noi rimaniamo amici" e vosi andare con mia moglie. Lei c'aveva i suoi fratelli là e non la potevo toccare, neanche così ah...solo da lontano; allora era il 15 dicembre del '62 e dovevamo tornare a casa per Natale; allora abbiamo deciso di scendere insieme ma i suoi fratelli mi dissero: "Tu non vieni a Pollina però". E niente...quando siamo arrivati a Roma ci promisi a mia moglie che lei andava a casa sua a fare le carte e io andavo a casa mia a fare le carte per il matrimonio. Quando sono arrivato a casa i miei parenti mi hanno preparato tutto, vosi portare il formaggio e la carne quella buona, pronta, perfetta. E così partii - ascolta Sofia, intercalava - e arrivai a Palermo; io un canusciva niente, non mi sapevo muovere e allora presi il taxi. Avia l'indirizzo e c'hu fici avvidiri a chiddu. "Ma io un sacciu unn'è Pollina" mi disse quello; io ci dissi "Puoi parlare in italiano per favore?", non lo avevo capito chi diciva, non conoscevo ancora il siciliano. "Non so dove è Pollina, ma comunque partiamo". Appena siamo arrivati u Finali e vidimu Pollina in capu dda muntagna ci vinni a confusioni: "dda supra amu a cchianari?". "Camina" ci dissi; io ero tranquillo, mia madre mi avia cucito i soldi d'intra la camicia e stavo sereno - capito Giusy? - e siamo arrivati a Pollina alla Maddalena e iddu si firmau; ma io ci dissi "Acchiana ancora fino a unni pò iri a machina". Allora si fermò nella curva più sopra e io scinnivu cu tutti i valigi e i cosi i manciari. Ci dissi "Quant'è?" - "Diecimila lire"- allora ce nne detti dodicimila e ci dissi di andare a mangiare. E quello "Grazie grazie", baci, abbracci, era contentissimo. -Ride- Allora c'erano due e ci vosi dumannari perchè dovevo trovare a me mugghieri, ci fici vedere la fotografia e uno mi dissi "Ma è me cuscina!" e mi ci purtò. Lei non era sola, c'era sua madre, le sue sorelle ma mi sono trovato subito bene ah...poi ci siamo sposati ah e siamo tornati subito a Germania per il viaggio di nozze. Ou...sono passati 52 anni e la voglio bene come il primo giorno...
Ou...io sono maestro di autodifesa ah, e questo è importante perchè ho l'autocontrollo...ed è importante perchè ti fa resistere alle tentazioni, hai la disciplina...

Si era fatto tardi; sentivo la stanchezza ma anche la gratitudine per quel tempo speso ad ascoltare. Sono tornata a casa perchè la processione per la festa del Corpus Domini era già partita da un pezzo. Avevo bisogno di silenzio e di togliermi di dosso l'appicicaticcio causato dalla forte umidità. Poi sono scesa per strada, aspettando che il Sacramento passasse: dovevo suggellare quello stato d'animo, rendere grazie.

Al passaggio del Santissimo mi sono soffermata a guardare e quello che cercavo mi fu chiaro: il signor Angelo aveva conosciuto l'amore incontrandolo, da allora non ha più smesso.
La mia processione era stata compiuta, solo per altre vie.

Pregare è adorare, adorare è amare in silenzio.

"Ora lascia, o Signore, che io vada in pace
perchè ho visto le tue meraviglie..."