giovedì 20 agosto 2015

Prologo

Descrivi il caos.
Sorrise con aria sicura, come se quel compito non la mettesse in difficoltà. Faceva sempre così di fronte alle prove, o se riceveva un rimprovero. Era il suo modo di recepire il colpo, fiera, perchè qualunque fosse stato l'esito di quei momenti, non rimaneva mai sorpresa. Sembrava così forte fuori, mentre dentro moriva. In quei giorni si aggirava camminando ovunque andasse come uno specchio in frantumi e rimesso insieme con l'adesivo, così fragile che un soffio di parole dolci, o solo accorte, l'avrebbero definitivamente atterrata. Non aveva mai negato a nessuno la sua anima, e adesso la sua anima negava ogni tentativo dell'altro di farsi spazio. Una corazza di follia, incidentata ripetutamente e schiacciata dal peso insostenibile degli sguardi vigenti. Eppure aveva una grande inquietudine dentro che attendeva di venire fuori come una tempesta di vento che sposta l'ordine naturale delle cose, che abbatte i pali, che alza polveroni per strada. 

Così cominciò:
<<Il caos è silenzioso, lento, furbo, irremovibile, irrispettoso. Il caos è ciò che accade quando ti accorgi che il tuo metro di paragone nella vita sono gli altri, per esempio. Oppure quando la paura di fare un passo in qualsiasi direzione ti blocca perfettamente nel mezzo della strada e le voci, come auto nel traffico che battono sul clacson, ti suggeriscono la mossa; e tu vorresti farla, vorresti dare compimento a ogni suono, ma resti paralizzato e non puoi vedere cosa impedisce il regolare transito. Caos è il battito del tuo cuore che combatte il panico, è soffermarti su un momento, un viso, un'immagine, un luogo e sentire l'aria mancare. Caos è piangere e gridare e battere i pugni perchè forse solo così capiranno quanto male hai, quanto male fa, quanto sei stremato dalla lotta. E' ritrovarsi soli e sentire la solitudine spegnere ogni tua voglia, ogni piccolo sogno che si dissipa nell'oscurità. Caos è una volta. Poi passa. Può durare qualche giorno o qualche settimana; sa ritrovarti, sa inseguirti, sa avvelenare le tue serate di spensieratezze, ma in definitiva il caos è tuo, come ogni sorriso e ogni gioia. E' tuo come sono tue le scarpe. E ognuno c'ha il proprio, e ci fa i conti sempre.>>

Caotici sono stati anche gli ultimi giorni in quel di Itaca. C'era una ragazza impaurita come la prima volta, c'era quella stanca e senza entusiasmo, c'erano la giovane frizzante e quella riflessiva, l'arguta e la saccente, ce n'era pure una nuova, sconosciuta. E tutte si sono date da fare. Hanno cantato, ballato, pregato, riso, si sono commosse, si sono meravigliate e hanno fatto a botte tra loro. C'erano anche altri che a volte la osservavano, oppure hanno usato indifferenza o freddezza. E lei si è accorta di tutto. Adesso il mare della sua vita si sta alzando, le onde iniziano a incresparsi di bianco e il colore della superficie si fa più scuro. Mare incazzato. In rivolta. Si piega su se stesso ad ogni sbattimento, si ritira e ricomincia. Il suo caos è un mare in tempesta. 
Stolta. Cieca. 

Ascolta la Sua voce. Mangia il Suo pane. Fatica ad ogni passo. Contempla le Sue grandezze. 

Sorrise con aria sicura, come se quel compito non la mettesse in difficoltà. Faceva sempre così di fronte alle prove, o se riceveva un rimprovero. Era il suo modo di recepire il colpo, fiera, perchè qualunque sarebbe stato l'esito di quella sfida, era il momento di viverla.